venerdì 28 luglio 2017

LE MOLTEPLICI FUNZIONI DEL PRESERVATIVO A CUBA

Il preservativo può diventare un utile mezzo per comprendere a fondo la cosidetta "idiosincrasia" del cubano. Tanto a che vedere con l'inesausta sete di rapporti sessuali, ma anche utensile impiegato per le più impensabili attività. Come si dice quì, "instrumento multiproposito".
    
Tutti sappiamo della prostituzione a Cuba. L'hanno descritta in ogni possibile variante, dentro e fuori dall'isola. E con tutti i turisti che arrivano qui col portafogli zeppo di banconote e tanta voglia di sesso si può ben immaginare che sorta di bomba ad orologeria si sia innescata nel paese. Molti avevano addirittura scommesso che i cubani si sarebbero estinti.


Eppure, nonostante il massiccio afflusso di turisti sessuali che continua ininterrotto dai primi anni ’90, il tasso d’incidenza dell’AIDS a Cuba è ancora molto basso, tanto da non preoccupare l’OMS più del necessario quando stila le proprie tabelle comparative su scala mondiale.
Come è mai possibile? E' merito dell’assoluta laicità dello Stato cubano. L’assenza di stupidi condizionamenti di origine religiosa ha consentito ad uno stato libero da ricatti e vincoli “morali” di iniziare per tempo una campagna di prevenzione la cui forza mi ha ricordato quella organizzata dai britannici nei primi anni ’80  - in quell’epoca vivevo in Inghilterra e sui giornali, televisioni e mezzi d’informazione d’ogni genere il bombardamento era assordante e senza ipocrisie linguistiche di sorta.

Se penso che in Italia la chiesa cattolica ha, di fatto, impedito alla televisione di stato di pronunziare la parola preservativo per anni, mentre molti giovani morivano per mancanza d’informazione, mi viene voglia di accusarla di genocidio. Ma tant'è. 

In ogni caso va sottolineato che a Cuba la corrività sessuale non è soltanto risultato del mercimonio. E' una pratica che trasversalmente occupa tutti, anche le classi sociali più insospettabili.
Si ondeggia infatti in modo rischioso tra morale rivoluzionaria che ricorda il rigore d’intenti staliniano e il totale abbandono ai sensi tipico della cultura caraibico-africana.
Se di giorno, durante le ore di lavoro, ci si comporta come il più inappuntabile dei travet, celebrando al meglio tutte le liturgie della Revolución, unico rifugio etico e morale dell’uomo nuovo, di notte ci si trasforma in vampiri tropicali assetati di rum, sesso, danze sfrenate e avventura.

E’ questa l’unicità del comunismo in salsa caraibica di cui si è tanto parlato. 
Di giorno marxisti-leninisti o per meglio dire, dopo la caduta del Muro, rivoluzionari. Di notte libertini engagé.
Pedro Juan Gutierrez dice qualcosa che illumina e spiega in modo inequivocabile tutta la materia: “Sesso come dimostrazione e prova d’amore, ma anche vissuto come un semplice gesto d’affetto, come si farebbe una carezza, sobriamente e senza ostacoli”.

In tali circostanze e con simili inclinazioni si possono facilmente comprendere le ragioni per cui il preservativo ricopra un ruolo cardine nell'isola. 
Il più ovvio però non è l'unico. 
Infatti, ci sono altri impieghi, tra i più assortiti e inaspettati. 

Per iniziare va detto che il preservativo è genere di consumo il cui prezzo è politico. Questo viene stabilito dallo Stato e definirlo irrisorio sarebbe un affronto. Chi non ha sognato di caricarne interi container da esportare nel nostro Occidente ricco, rivendendo la merce ai prezzi correnti? Meglio lasciar perdere.
Ricordo che nei primi anni '90 l'isola era invasa da preservativi cinesi. Molto probabilmente si trattava dell'articolo più a buon mercato che lo Stato potesse trovare sul mercato internazionale. L'unico inconveniente, in aggiunta alla pessima qualità delle gomme e del lubrificante, era la taglia degli stessi. Abbiamo quindi scoperto che i cinesi, oltre ad avere un pene di dimensioni ridotte, sono anche degli stoici al momento di indossare il profilattico. 
Dopo rimostranze e lamentele, i vertici, comprendendo l'importanza della materia, misero finalmente fuori commercio i preservativi cinesi.  

Adesso, grazie a Dio, abbondano quelli di importazione argentina. Nessuno si è mai più lamentato.

Come già detto, oltre all'uso più comune che si possa immaginare, altri danno la misura della capacità inventiva ed estro del cubano.
Quando si organizza una festa di compleanno, in assenza di palloncini, la presenza di preservativi gonfiati a pieni polmoni è d'obbligo. Faranno la gioia dei bambini che a fine serata potranno farli esplodere.
Allo stadio, durante le partite di baseball, sulle teste del pubblico c'è un perenne turbinio di preservativi rigonfi, presi a schiaffi e fatti rimbalzare lontano fra strepiti di felicità.
C'è perfino chi li usa come fascette per banconote o come elastico per raccogliere i capelli sulla nuca. 

All'Avana il pesce fresco ha un buon mercato, soprattutto dopo la totale liberalizzazione dei ristoranti. Prima si pescava solo per integrare la magra dieta con delle proteine animali. Adesso il prezzo che si può imporre per un dentice o un piccolo tonno invoglia a tentarne la cattura con ogni mezzo.



Il pesce di buona stazza e qualità si trova però a qualche centinaia di metri dal muro del Malecón e i proprietari di piccole barche da pesca sono una infima minoranza. Sono gli unici a poter pescare senza problemi in quelle zone.
Molti si sono perciò industriati con delle camere d'aria di copertoni di camion. Le usano come grandi salvagenti, e nel buco centrale alloggiano il culo, lasciando penzolare fuori le gambe armate di rudimentali pinne da sub. Così si prende il largo di notte. Non tutti sono però disposti a passare la notte a mollo.



Qualcuno ha pensato a lungo fino a trovare una soluzione che consentisse di pescare lontano dalla costa senza camere d'aria e barche.



Sul Malecón dell'Avana di notte scende una brezza che tira da terra verso il mare aperto. E' bastato assicurare in più punti della lenza dei preservativi gonfiati e disposti a grappolo. Facendo contrasto al vento come delle vere e proprie vele, trascinano al largo la lenza con amo ed esca a mezz'acqua e in bella mostra.
Lo stratagemma, mai brevettato, è stato subito adottato da tutti gli altri pescatori.



All'imbrunire, la loro vista mentre armeggiano con i preservativi è diventata ormai un'attrazione.


I turisti che passeggiano sul marciapiede del Malecón dell'Avana si avvicinano incuriositi. Si sentono rassicurati solo quando comprendono appieno la funzione cui l'ammasso di profilattici assolverà e ridendo, compiaciuti si allontanano.



Le guide turistiche più fantasiose, viste le loro reazioni, hanno a questo punto incluso una sosta nella zona all'interno degli abituali percorsi culturali. 

Orestes Estévez, 65 anni, ex-militare ormai in pensione, grazie al più promiscuo impiego dei preservativi che mente umana possa immaginare, è riuscito a cavare del reddito da una inusitata attività che ha ormai del leggendario. 
A Cuba non esiste la vite da vino per ovvie ragioni climatiche. Il vino importato, sopratutto dal Cile, ha prezzi proibitivi per le tasche del cubano medio. 

Malgrado ciò, quello prodotto con frutta tropicale fermentata ha una salda tradizione. I metodi per raggiungere la lievitazione richiedono strumenti che nell'isola ormai da tempo non si  trovano. 
Orestes ha quindi sperimentato un sistema che gli consente di modulare e controllare il grado di fermentazione in modo efficiente e sicuro usando dei preservativi.

Dopo aver comprato papaya, mango o altri prodotti locali, lascia macerare la frutta, poi la miscela con lievito e zucchero e fa riposare il composto da travasare all'interno di bottiglioni già lavati e bolliti. A questo punto entrano in ballo i preservativi che vengono calzati sul collo dei recipienti. I gas interni procurano un immediato innalzamento che rischia di causare lo stappamento. Orestes argina il fenomeno praticando un paio di forellini sulla cappella del preservativo così da far defluire l'eccesso di gas. 



Quando la fermentazione si è ultimata, come per incanto arriva l'afflosciamento che indica in modo incontrovertibile la fine del processo. 



Come ogni buon cubano che mai dimenticherebbe l'uso primario del preservativo, con arguta metafora, l'uomo testualmente dice: 
Cuando usted le pone un preservativo a un botellón es igual que con un hombre, se para; y cuando el vino está, a eso no hay quien lo levante”.

Un litro del vino di Orestes costa circa mezzo dollaro. Per quello importato ne servono otto. Per questo l'ex militare in pensione si è trasformato in imprenditore che conta di espandere la propria attività. Per il momento diversifica la produzione e ha perfino iniziato a produrre vino di zenzero e barbabietole. 


https://www.youtube.com/watch?v=DhQw-_Z20D4 (tutti gli impieghi nel video)

2 commenti:

  1. Ho conosciuto personalmente Orestes Estevez fantastico incredibile!!!! mi hanno detto che ha chiuso bottega perché gli affari non andavano più bene. Hai notizie?

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  2. non so dirti, non ho notizie. quando rientro mi informo, sono curioso anche io.

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