venerdì 10 giugno 2016

UN CICLONE A CUBA



Ero all’Avana quando è passato Michelle nel novembre del 2001.
Nel 1998 avevo visto la coda del Mitch e non avevo capito bene cosa fosse un uragano caraibico. Il Mitch ha appena sfiorato Cuba e al massimo si sono avuti venti di 40-50 nodi d’intensità.
Michelle è stata un'altra cosa. 


Tutto è iniziato con la tipica “Ondonada Tropical” che si è sviluppata sulla costa orientale della penisola dello Yucatan. Dopo qualche giorno, come sempre succede, sul mare si è creata la condizione ideale per la formazione dell’uragano. Aria calda che sale e aria fredda che scende. Il vortice favorito dall’omogeneità della superficie del mare e la frittata è fatta.

Appena si è intuito che la situazione sarebbe precipitata, le autorità cubane hanno iniziato un martellamento radiofonico e televisivo che non avevo mai sentito prima. Ogni giorno, la metà della programmazione era dedicata agli aggiornamenti sullo stato del tempo e alle misure da prendere per prevenire danni alle persone e alle cose. 


Se penso che il Mitch in Nicaragua ha fatto 10.000 morti perché lì non sapevano neanche che l’uragano sarebbe arrivato, devo confessare che il regime cubano in tanti casi è da preferire a molte ipotetiche democrazie del continente Latino-Americano. Almeno si preoccupa dei propri cittadini. E lo fa in maniera più che solerte. 
Ha impartito per televisione tutte le indicazioni necessarie per far fronte ai mille pericoli che il passaggio di un uragano comporta. Come bloccare le finestre inchiodandole con assi di legno o marcarne i vetri con una grande X di nastro adesivo, sempre fornito dallo stato, per evitare che i proiettili vaganti spinti dal vento li mandassero in frantumi. Sono state date indicazioni su come assicurare i serbatoi dell’acqua sui tetti degli edifici. 


Ci si è perfino preoccupati di fornire assistenza psicologica preventiva alla popolazione. Pensavo si trattasse di una sciocchezza, di un'esagerazione, ma durante un uragano s’innescano meccanismi psicologici inimmaginabili. Nei giorni che precedono il ciclone e durante la sua azione, la pressione atmosferica, misurata in hectopascal, scende su valori ai quali gli esseri umani non sono normalmente abituati, a volte al di sotto di 900. Anch’io ho avvertito un certo malessere fisico. E anche mentalmente non ero in forma piena. C’era una strana tensione nell’aria. Tutte le comuni azioni quotidiane gravate di un peso aggiuntivo. In condizioni di fragilità psicologica, dicono gli esperti del ramo, un uragano può scatenare reazioni imprevedibili. E le autorità cubane si sono preoccupate di avvertire la popolazione dei rischi che tale situazione comportava per le persone mentalmente più labili. A tutto ciò va aggiunto che per quattro giorni è stata interrotta la fornitura di luce, acqua, gas. Perfino le linee telefoniche sono state bloccate. Una condizione per certi versi angosciante. Le ultime ventiquattro ore si passano in attesa dell’arrivo dell’uragano. Poi inizia a tremare tutto. 

Tutti gli alimenti accumulati nei congelatori nei giorni che precedono l'arrivo del ciclone purtroppo vanno persi a causa dell'interruzione di corrente. Il pomeriggio del giorno prima del passaggio di Michelle, un mio vicino ha pensato bene di accendere un fuoco sul pianerottolo per cucinare della carne di maiale che aveva comprato giorni prima. Recuperato un fusto di tintura per pareti, dopo averne pulito per bene l'interno, ci ha bruciato dentro della legna per fare carbonella su cui arrostire. Stanco di mangiare da giorni solo biscotti e gallette, urlando a squarciagola, ha convocato tutti i condomini sul suo pianerottolo invitandoci alla sua salute. Nessuno si è fatto pregare, e dando fondo alle scorte di ogni famiglia, abbiamo trascorso le ultime ore prima dell'arrivo del ciclone insieme e in allegria, anche grazie al tanto rum messo in comunione.


Michelle ha portato relativamente poca pioggia e molto vento. 
All’Avana eravamo al margine del secondo anello concentrico - le pareti di nuvole che circondano l’occhio dei cicloni arrivano a superare i 15 Km. d’altezza e all’interno, per un diametro di 40 Km. regna una placida calma, splende il sole e tutto sembra normale - 
Si sono avute raffiche massime di 170 Km all’ora. Nel primo anello che è passato a 150 Km da noi, nella regione di Matanzas e zone limitrofe, le raffiche hanno raggiunto i 300 Km all’ora. Si trattava di un uragano di categoria quattro, la penultima nella scala. La quinta equivale all’apocalisse. Se l’uragano fosse passato con il suo primo anello sull’Avana avrebbe fatto un danno incalcolabile. Per fortuna ha deviato all’ultimo momento ed è passato sulle campagne, risparmiando la città. 

In strada volava di tutto. Lamiere, antenne, serbatoi d’acqua, rami e molto altro. Proiettili vaganti che diventano pericolosissimi per chiunque si avventuri fuori da casa. Una delle donne più anziane del mio quartiere, con cui spesso converso per strada, mi ha parlato del ciclone del 1926 che distrusse la parte occidentale dell’Avana. Mi ha raccontato di una donna con una bambina in grembo che per sua sventura si trovò nel bel mezzo di una strada quando venne investita da un pezzo di lamiera che le tranciò di netto la testa. Continuò a correre per una decina di metri e poi cadde in terra con la creatura ancora in braccio. 


In televisione, dopo il passaggio di Michelle, hanno mostrato l’immagine di una trave di metallo di circa un metro e mezzo di lunghezza, scheggiata a punta ad un’estremità, che trasformatasi in una lancia ha trafitto il fusto di una palma reale passandolo da parte a parte. Il tronco delle palme è molto più tenero di quello della maggior parte degli alberi, ma perché un’asse ci si conficchi dentro con così tanta violenza ci vogliono raffiche di vento d’intensità per noi impensabile.


Molti edifici si sono scoperchiati. Gli alberi più vecchi della zona del Vedado hanno ceduto tirando giù i cavi delle linee elettriche e telefoniche. In molte zone della città è continuata a mancare la luce per diverse settimane. 
Nella zona vecchia alcuni edifici tra i più malandati, inzuppati di pioggia, si sono sbriciolati, come spesso succede, all’apparire dei primi raggi del sole. Ma per fortuna sono morte solo cinque persone. Solo cinque! Lo stato in queste situazioni fa un lavoro enorme, insostituibile. 

C’e’ un quartiere molto popoloso all’Avana, si chiama el Fanguito. Si trova nella zona del fiume Almendares. Ho vissuto per un anno e mezzo lì vicino e lo conosco a fondo. E’ un quartiere povero ma con una vitalità straordinaria. Alcuni gruppi musicali popolari, prima dei concerti, provano nella piazzetta centrale per raccogliere gli umori degli abitanti e trasferirli nelle loro canzoni.  La gran parte delle case si trova sotto il livello del fiume. In caso di piogge abbondanti ci sarebbe stato il rischio di un’alluvione. 



Lo stato ha evacuato l’intera popolazione. Ha fatto montare tutti su degli autobus e li ha trasferiti in alcune scuole della zona fornendo agli evacuati materassi, lumi a petrolio, alimenti e coperte. Dopo aver fatto presidiare il quartiere dall’esercito, per evitare episodi di sciacallaggio, si è aspettato che l’uragano passasse per poi re-insediare i cittadini nelle proprie case.
Sono cose che i cubani non dimenticano. Se pensano a ciò che succede quando passano gli uragani in Guatemala, Honduras o in Nicaragua hanno ragione ad affermare che la Revoluciòn non si cambia per nulla.


Quando l’uragano è passato sembra sia avvenuta una sorta di purificazione. La pressione finalmente ritorna su valori normali e già questo procura sollievo. Quello che c’era di vecchio e pericolante è spazzato via. Nell’aria c’è una sottile vena d’euforia che avvolge tutto. E’ come se si sia collettivamente scampati al peggiore dei pericoli. Ritorna il sole che contribuisce a disinfettare le ferite. La catarsi comune è stata celebrata. Prima l’allerta, poi la certezza del passaggio, la devastazione, la ricostruzione e la ripresa della vita. 
Ma ciò che più impressiona è la luce abbagliante che il ciclone regala dopo il suo passaggio. L'aria è pulitissima e rimane nitida come mai succede. L'intensità dei colori è unica e irripetibile. La sensazione visiva è simile a quella che si prova alle nostre latitudini dopo un forte temporale. Ma dopo un ciclone è tutto molto più amplificato. La visibilità consentita all'occhio umano è ai livelli più alti che si possano raggiungere.


Nelle zone dove ha colpito più duramente, l’uragano ha lasciato dietro di sé enormi danni. All’Avana ce la siamo cavata con poco.
I nomi degli uragani seguono un rigido ordine alfabetico e si alternano secondo genere: uno maschile e uno femminile, fino ad arrivare alla zeta e poi si ricomincia.