sabato 26 febbraio 2022

IL CARNEVALE A CUBA

 

“L'Africa, fra tutti i continenti, insegna questo: che Dio e il Diavolo sono una sola entità, la maestà eterna.”

Karen Blixen


Il Carnevale a Cuba si celebra d’estate e non a febbraio o a marzo per una ragione precisa: fino al momento dell’abolizione della schiavitù, per i neri che lavoravano nelle piantagioni di canna da zucchero, la fine di luglio significava anche il culmine delle fatiche del raccolto. I proprietari terrieri consegnavano le città per sei giorni agli schiavi che ne diventavano i padroni assoluti. I bianchi facevano questa concessione ai neri e si chiudevano in casa per tutta la durata della festa.

Anche i latifondisti avevano il proprio carnevale da cui i neri erano rigorosamente esclusi. Si celebrava, secondo il calendario cattolico, prima dell’inizio della quaresima e non aveva nulla a che fare con i tormenti degli schiavi.

Negli anni ‘20 del secolo scorso, il carnevale segregazionista dei bianchi venne finalmente abolito.

Il razzismo ha però resistito per molto ancora. Nei primi anni ‘50, proprio in occasione delle celebrazioni del carnevale cattolico, a Fulgencio Batista, nonostante fosse il Presidente della Repubblica in carica, venne negato l’ingresso all’esclusivo Havana Biltmore Country Club perché era mulatto.



La cosa più divertente è che, come da statuto del Club, il Capo dello Stato diventava automaticamente socio onorario. Ma a causa del colore della pelle, a Batista, l’accesso alla sede era precluso. Conflitti di leggi e regolamenti.



In seguito, per farlo presenziare all’inaugurazione di una darsena e di alcune opere pubbliche attigue al Biltmore Country Club, addirittura si allestì un’entrata di fianco al recinto per evitare che il dittatore passasse da quella principale. Oltre ai neri e ai mulatti, l’entrata era proibita agli ebrei.

Per quanto strano possa sembrare, anche il carnevale dei neri, nonostante sia una festa popolare per eccellenza, da sempre attua le proprie discriminazioni. La distinzione più netta è fra Paseos e Congas. Il primo gruppo è il più ricco ed è posto su un gradino più alto nella scala sociale rispetto al secondo. I Paseos ostentano carri sfarzosi con ballerini, coreografie ben sincronizzate e orchestre con decine di elementi. Ci si limita però al pasodoble e alla marcia composta.



Le Congas sono invece espressione della classe operaia, non hanno carri ma vi partecipa una moltitudine di danzatori vestiti in modo sgargiante che si agitano in maniera unica al ritmo delle percussioni. Seguono il suono della trompeta china, la cornetta cinese importata a metà ‘800 dai coolies, i lavoratori immigrati dall’estremo oriente.  
Lo strumento ha un timbro rauco, nasale ed acutissimo che sovrasta tutto e arriva più lontano di ogni altro. Musica assordante, danza sfrenata e alcol in enormi quantità dimostrano che anche nel carnevale cubano esiste la differenza di classe. 
Da un lato la compostezza e la raffinatezza dei carri e delle coreografie dei Paseos, dall’altro gli appetiti semplici delle Congas, le danze scatenate e lo smodato consumo di rum.

 

Ho assistito al carnevale di Santiago un paio di volte a metà anni '90, quando i turisti erano pochi e l'isola ancora impermeabile agli stimoli esterni. E’ considerato da sempre il più autentico. Non ho mai visto una tale voglia di dimenticare i guai della vita convogliarsi con tanta intensità nel breve lasso di sei giorni.

Il rum scorre a fiumi, le strade e la città intera restano impregnate dell’odore dolciastro tipico della canna da zucchero da cui si produce il distillato. Ti s’incolla addosso grazie al tasso d’umidità che in quei giorni dell’anno si mantiene costantemente attorno al 90%. 

Seminato lungo il cammino dei cortei festanti c'è pure il puzzo di piscio che sovrasta tutto. Presto ti abitui anche a quello, complice lo stordimento causato dalla miscela del rum con la musica.

Hai l’impressione d’avere addosso una seconda pelle, uno strano impasto di sudore e miasmi nauseabondi, misti all’alito rivoltante del tuo prossimo che da giorni non dorme e continua a bere per tenersi in piedi. E’ una sensazione simile, fatti salvi i tanfi, a ciò che si prova quando si scende dall’aereo venendo dall’Europa. T’avvolge una coltre calda e carica d’umidità che ti fa subito capire che sei ai tropici un’altra volta.



Durante il carnevale la voglia di ballare è sovrana. La Conga, il ritmo della festa, è ossessiva e liberatoria. Deriva dal suono primordiale dei tamburi africani usati per comunicare tra i villaggi delle valli del Congo. Gli schiavi neri lo hanno tramandato attraverso i secoli.

La gente comune s’accoda e balla senza fermarsi per l’intera durata della festa. La Conga alla fine scantona dalle rotte tradizionali e va in giro per i quartieri più poveri dove c’è la vera sostanza del carnevale, e si va avanti fino all’alba. Poi, al termine dei sei giorni, si ritorna alla normalità.

https://www.youtube.com/watch?v=hVpVvU2Hsd4  

(Conga Santiago de Cuba) 

https://www.youtube.com/watch?v=UF8Ap3xI5Bk

(Conga drums "La Casa del Caribe" Santiago de Cuba)





Nel corso degli anni sono stati messi in atto diversi tentativi per evitare che il carnevale venisse celebrato dai neri afro-cubani.

Il sindaco di Santiago de Cuba a metà anni ‘20 scriveva:

El estridente grupo de tambores, sartenes y gritos, a cuyos sonidos se escuchan multitudes epilépticas, irregulares y semidesnudas por las calles de nuestra metrópolis, y quienes, entre contorsiones y movimientos bruscos, muestran una falta de respeto a la sociedad, ofender la moralidad, desacreditar nuestras costumbres, rebajarnos ante los ojos de las personas de otros países y, lo que es peor, con su ejemplo, contaminar a los escolares, que he visto arrastrados por el calor de la lección, jadeando y sudoroso, participando en frenéticas competiciones en flexibilidad corporal en esos vergonzosos torneos de licencia.

Il dittatore Machado, forse il peggiore fra tutti i governanti dell’isola, per un periodo riuscì nell’intento.



Dopo un paio d’anni dovette però arrendersi e ordinare la ripresa delle celebrazioni. Da allora in poi non sono state più interrotte. 

La tradizione ha sempre resistito ai bianchi inquietati dallo spirito vitale del carnevale afro-cubano che spazza via ogni sovrastruttura e lascia nudi e in compagnia della più profonda natura umana. Eventualità di cui molti bianchi hanno da sempre paura.

La cultura nera afro-cubana è semplice, remota e ancestrale, scuote e mette in discussione ogni patina di ipocrisia e finzione. Spinge chiunque nel vortice delle proprie origini. Ci pone di fronte all'istintualità che i neri sanno cavalcare in modo agile e naturale. E’ questa la base della cultura nera, che ancora oggi spiazza quei bianchi che non cedono al suo incanto.