venerdì 26 febbraio 2021

MIMA, UNA RUSSA A CUBA. UNA STORIA DEL SECOLO BREVE.

 Non so quanti anni ho perchè il tempo ormai non mi riguarda, so soltanto che perdo la mia bellezza, e l’altro giorno ho perso qualcosa in più: volevo dire vaso da fiori in russo e non trovavo la parola, ma in compenso ho trovato la più bella delle Rivoluzioni! 

M. Rovenskaya



Mima la Rusa è poco conosciuta sia a Cuba che fuori dall’isola. Eppure la sua storia è unica e irripetibile. Mima ha attraversato il ‘900 vivendo e poi abbracciando in prima persona due rivoluzioni alla lontana imparentate, quella bolscevica e la cubana.

Nessuno al mondo, con certezza assoluta, ha avuto modo di provare tali ebbrezze.

Magdalena Menassés Rovenskaya nasce per caso nella Siberia dell’Impero Russo nel 1911 quando la madre viaggia per fare visita al marito, consigliere militare dello Zar, temporaneamente distaccato al nord.

La residenza della famiglia è sulla Nevskij Prospekt a Pietroburgo dove Mima frequenta il miglior collegio della città, impara sei lingue e studia musica e canto che diventerà la sua professione.



Nel 1917 scoppia la Rivoluzione d’Ottobre e fino al 1923, dopo la conclusione della guerra civile e la vittoria dei bolscevichi, Mima resta in Russia. Un giorno, però, i rivoluzionari inferociti assaltano la casa dei genitori, sterminando perfino la servitù. Il padre viene giustiziato e l’intero patrimonio di famiglia confiscato. Mima riesce a fuggire, si sposa ancora giovanissima ed espatria col marito, il diplomatico Albert Menassès.



A questo punto inizia un lungo giro che porterà la coppia fino a Java per poi fare ritorno in Europa dove la Rusa si esibirà nei migliori teatri del continente. Mima, secondo fonti non confermate, canterà da mezzosoprano anche alla Scala di Milano.

Dopo qualche anno, il marito eredita un’attività già avviata a Cuba. La coppia visita l’isola e decide di stabilirsi all’Avana. In un secondo momento si spostano a Baracoa, nell’estremo sud di Cuba. 

In quel periodo il dittatore Machado, con una serie di avventate misure economiche, aveva bloccato l’economia dell’isola. Baracoa era però un’oasi di sviluppo grazie ad un accordo diretto con la United Fruit Company che da lì imbarcava carichi di banane all’epoca pagate a peso d’oro negli Stati Uniti.



Baracoa è un piccolo porto stretto fra il mare e la Sierra Maestra, la catena di montagne dove si asserragliarono Fidel e i barbudos prima di conquistare l’isola percorrendo, di vittoria in vittoria, gli 800 km. che li separavano dall’Avana.

E’ anche il luogo in cui Cristoforo Colombo per la prima volta toccò terra, e le cronache dell’epoca ci rimandano una sua esclamazione al momento dello sbarco: “Terra più bella che occhio umano abbia mai visto”.





La piccola città, per un breve periodo, fu anche la prima capitale dell’isola. Oggi sconta un isolamento che ha però in parte preservato la popolazione locale da influenze esterne. Nelle zone rurali del circondario si respira ancora la stessa aria dell'inizio degli anni ’90, prima dell’invasione dei turisti europei.



Mima la Rusa e il marito, appena arrivati a Baracoa, decidono di costruire sul lungomare un piccolo hotel con bar e ristorante che diventerà uno dei cardini della vita sociale della città. Errol Flynn, altre star di Hollywood e tutti gli uomini d’affari americani della zona erano di casa nell’albergo.



Poi arrivò la Revoluciòn e Mima non ebbe esitazioni. Si schierò subito con Fidel, aiutando i suoi uomini ancora prima della vittoria finale. L’hotel diventa per un periodo perfino la sede ufficiale del direttorio politico-militare dei castristi.

 


Mima ospita Fidel, Ernesto Guevara, Celia Sanchez, Alicia Alonso, Nicolas Guillen, Alejo Carpentier e Raul, con cui ha un rapporto di reciproco rispetto e ammirazione.

Alla Revoluciòn regala il suo impegno diventando membro del CDR locale e della Federaciòn Mujeres Cubanas, dona 25.000 dollari alla causa e le viene anche espropriato l’albergo, eventualità che forse Mima aveva già messo in conto, per lei quasi un dejavu. 

Raùl da però ordine di derogare e si assicura che la Rusa possa continuare a vivere lì fino alla fine dei propri giorni. 

Negli anni ’60 le propone di unirsi a una delegazione cubana che sarebbe andata in visita in Unione Sovietica. Sembra volesse mostrarle lo sviluppo dell’URSS, dandole anche l’opportunità di visitare la madre patria. 

La Rusa cortesemente rifiuta l’invito dicendo che di quel paese ha solo pessimi ricordi che non ha intenzione di rinverdire.

Nessuno sa quale strano accidente biochimico o istinto primario porterà Mima ad imbarcarsi nell’avventura di dare pieno sostegno a una rivoluzione che, per la seconda volta nella sua vita, la priva di tutti i beni, e solo per gentile intercessione le concede di continuare a fare l’amministratrice stipendiata dell’hotel che lei stessa aveva costruito.

Alcuni dicono che forse non avesse più la voglia o l’età per cambiare paese e ripartire di nuovo da zero. O ancora che sia rimasta impressionata dagli scempi di Batista e dei suoi sbirri che spesso frequentavano l’albergo consumando senza pagare e con l’arroganza degli impuniti.



Mima resterà a Baracoa fino alla morte, guadagnandosi la considerazione e il rispetto di tutta la città.

La sua storia è così unica che Alejo Carpentier, vero capostipite del realismo magico, la rivisiterà in uno dei suoi romanzi, “La consagración de la primavera”.



Al suo funerale, nel settembre del 1978, parteciperanno tutti gli abitanti di Baracoa e dintorni.