sabato 28 agosto 2021

MONIKA ERTL, L'ANGELO CHE VENDICO' CHE GUEVARA

 

Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale.

C.S. Lewis

 



Ci sono storie di questo mondo che sembrano poter prendere corpo solo in un luogo magico e indefinibile come l’America Latina. L’incrocio di vite ed esistenze antagoniste e al contempo prossime può avvenire ovunque. Ma da queste parti, nel continente più giovane di tutti, il terreno ideale è forse più fertile, e un continuo rovesciamento di ruoli può essere più naturale che altrove.

Si dice che solo le tragedie greche o il più intricato dei drammi shakespeariani possano reggere il confronto con la storia di Monika Ertl, tedesca, figlia naturale del nazismo e poi adottiva del sogno rivoluzionario guevarista.


MONIKA ERTL


Hans Ertl, padre di Monika, esploratore, alpinista, scrittore, antropologo ed etnografo, nacque nel 1908 e fu assistente di Leni Riefenstahl, la cineasta che glorificò il nazismo con le sue riprese dei Giochi Olimpici di Berlino nel 1936.

(Ertl in Bolivia)

(Ertl sul Nanga Parbat nel 1953) 

Ertl non era un fervente nazista e sembra non avesse nulla contro gli ebrei. Ma ebbe la sventura di essere identificato con la figura del fotografo ufficiale del Fuhrer.



Monika con il padre Hans Ertl

Alla fine della seconda guerra mondiale, come molti ex-militari tedeschi, decise di trasferirsi con la famiglia in America Latina, prima in Cile e poi in Bolivia dove compra un latifondo di più di 2500 ettari. La terra confinava con le proprietà di Hugo Banzer che nel 1971 prenderà il potere grazie ad un colpo di stato. 

La tenuta dove viveva la famiglia Ertl era frequentata dai peggiori torturatori nazisti. Klaus Barbie, il famoso macellaio di Lione, era di casa e Monika da bambina lo chiamava “zio Klaus”.


Klaus Barbie

Hans Ertl riuscì perfino a trovargli un lavoro a La Paz facendolo passare per un ebreo tedesco. Dopo qualche anno, Barbie diventò uno dei consiglieri più ascoltati del governo e delle peggiori dittature latino-americane di quel periodo.

Nel frattempo Monika sposa un tedesco-boliviano, ma il matrimonio fallisce dopo meno di dieci anni. La Ertl, eccellente fotografa e documentarista, vissuta per anni fra le peggiori bestie naziste, a questo punto compie una virata integrale e abbraccia la causa dei diseredati boliviani impegnandosi anche economicamente nella fondazione di una casa per orfani a La Paz.





Dopo l’assasinio del Che, avvenuto in Bolivia nell’ottobre del 1967, la storia di Monika prende una piega ancora più radicale. La Ertl si arruola nella Guerriglia di Ñancahuazú in cui aveva militato Ernesto Guevara prima di essere trucidato. Monika, come racconta la sorella Beatriz, “adorava il Che come se fosse un Dio.”

Abbandonata la cinepresa diventa “Imilla” la rivoluzionaria e prende residenza in un accampamento paramilitare sulle colline boliviane con il grado di agente operativa dell’ELN.

Klaus Barbie, sempre lui, secondo fonti da più parti confermate, ebbe un ruolo chiave nella cattura del Che in Bolivia in qualità di consigliere militare della dittatura del tempo.


Quintanilla (a destra) dopo l'uccisione di Ernesto Guevara


Ma chi decise l’assassinio e la mutilazione di Ernesto Guevara fu Roberto Quintanilla Pereira. Oltre ad aver tagliato le mani del Che per testimoniare l’avvenuta esecuzione, Toto Quintanilla uccise anche il compagno di Monika, l’amatissimo Inti Peredo, l’ultimo erede di Guevara in Bolivia.


Inti Peredo

Si può ben intendere, dopo tanti dolori, quanto odio Monika covasse nei confronti di Quintanilla, tanto da decidere di tornare in Germania per farlo fuori (il regime boliviano lo aveva intanto promosso console ad Amburgo).

Imilla pianifica nei dettagli l’agguato e riesce, con un pretesto e grazie alla propria avvenenza, a farsi ricevere dal console nel suo ufficio. Il primo aprile del 1971 spara tre colpi e porta a compimento la vendetta sognata da tutta la sinistra mondiale. 

Sulla scena, oltre alla pistola, la parrucca e una borsetta, che in una breve colluttazione la moglie di Quintanilla riesce a strapparle, lascia un biglietto con la scritta “Vittoria o Morte”. 


Quintanilla console ad Amburgo

La pistola, una Colt Cobra 38 Special gliela aveva consegnata a Zurigo Giangiacomo Feltrinelli, grande amico di Fidel. L'arma l'aveva comprata egli stesso in una armeria in via Croce Rossa a Milano, a due passi dalla sede della casa editrice. 

L'editore, per questa ragione, venne poi indagato quando era già in clandestinità. 


Feltrinelli e Fidel all'Avana negli anni '60

Altri boliviani sono stati uccisi per aver favorito la cattura del Che. Non ultimo Renè Barrientos che nel 1964 aveva preso il potere in Bolivia con l'ennesimo colpo di stato. Il dittatore, secondo alcuni, morì in un attentato aereo organizzato per vendicare la morte di Ernesto Guevara. Il contadino che tradì il Che, ed in cambio ricevette una tenuta agricola come ricompensa, venne finito a colpi di bastone davanti l'uscio di casa.   

Dopo l'assassinio di Quintanilla, Imilla diventa la donna più ricercata non solo dalla polizia boliviana, ma anche da tutte le dittature militari dell’epoca e dalla CIA. Sulla sua testa pende una pesante taglia. 


A questo punto della storia ci si chiede: chi mai potrà braccare Imilla? Il vecchio “zio Klaus”, come è ovvio che sia!


Il macellaio di Lione

Régis Debray, il grande traditore di Guevara, racconta che Imilla, di passaggio a Cuba, gli aveva rivelato che il suo prossimo obiettivo sarebbe stato proprio Barbie. Contava di arrestarlo e portarlo in Europa per farlo processare (per molti, Debray tradì anche Imilla). Feltrinelli era pronto a finanziare le spese logistiche e l'affitto di un aereo per estradare il nazista.

Ma il vecchio Macellaio di Lyon nel 1973 la precede, uccidendola con un compagno in una imboscata vicino La Paz. 

Hans Ertl ha sempre affermato che, prima di essere ammazzata, Monika fu torturata dallo stesso Barbie. 

Prima di comprendere la vera natura del boia di Lione, Ertl, nel tentativo di salvare la vita della figlia prediletta, fa visita proprio a Barbie chiedendogli consigli. Il nazista risponde che solo consegnandosi Imilla avrebbe potuto ottenere clemenza, salvando così le proprietà di famiglia dalla confisca del governo. 

Nel frattempo le dava la caccia con tutte le proprie forze e agiva perchè Ertl venisse privato di tutti i beni, cosa che puntualmente avvenne.

Hans Ertl era stato generato da uno stupro. Sempre rifiutato dalla madre, solo con Monika era riuscito a trasmettere il proprio affetto a qualcuno.

I resti di Monika non sono mai più stati ritrovati perchè, su indicazione del governo, furono gettati in una fossa comune.

Imilla in lingua Quechua e Aymara vuol dire piccola bambina.